giovedì 19 settembre 2024

Italia '90 , le mie notti magiche

mercoledì 18 settembre

E' morto Salvatore Totò Schillaci, l'eroe dei Campionati del Mondo di Calcio nel 1990, svoltisi in Italia.


L'eroe delle Notti Magiche, definite così riprendendo il ritornello della versione italiana dell'inno ufficiale "To be number one" di Giorgio Moroder, diventato "Un'estate italiana" e cantato da Edoardo Bennato e Gianna Nannini.

Notti e giorni magici in Italia e soprattutto nelle città sedi di partite, notti di caroselli e speranze fino alla drammatica semifinale persa a Napoli contro l'Argentina di Maradona.

Che giorni, che serate, che notti anche per me, diciannovenne in procinto di sostenere la maturità classica al liceo Cavour.

A Torino, in condivisione con Genova, fu assegnato il gruppo C che comprendeva Brasile (che giocò le tre partite della fase a gironi a Torino), Scozia, Svezia e Costarica.

Io con Roberto e Fabrizio, due fratelli vicini di casa e amici d'infanzia, comprammo il carnet circa un anno e mezzo prima alla Banca del Lavoro (l'attuale B.N.L), il carnet da 5 partite. Credo fossero costati 100 mila lire, posti in curva. Non si sapeva ancora quali squadre e quali partite avremmo potuto vedere ma sarebbero state le tre della fase iniziale, una di ottavi e una semifinale.

Torino venne pian piano invasa dai tifosi carioca. Festosi, chiassosi, colorati.

La prima partita fu il 10 giugno, Brasile - Svezia.

Ai colori gialloverde dei Brasiliani si aggiunsero quelli gialloblu degli Svedesi. Festosi, chiassosi, colorati e ricchi!

La sera del 9 giugno andammo in centro, in zona piazza Carlo Felice, porta Nuova, corso Vittorio Emanuele con l'intenzione di provare a vendere i nostri biglietti ai migliori offerenti.

Fermavamo i brasiliani, fermavamo gli svedesi. I primi non erano molto interessati, erano quasi tutti provvisti di biglietto. A un certo punto sotto i portici di corso Vittorio all'angolo con via Nizza iniziammo a parlare con un gruppo di svedesi, tutti maschi, tutti ubriachi di birra e vino, accaldati, sudati. Uno di questi ci raccontò di esser amico, forse parente, di uno della nazionale, biascicando un nome che quella sera non capimmo bene. Ci disse che era uno giovane, uno che sarebbe diventato una star. Bevemmo con loro, mi sembra di ricordare moscato ormai caldo e sgasato, ci presentarono altri connazionali in cerca di biglietti. Ne vendemmo tre per 100 mila lire. Il prezzo di un carnet completo recuperato rivendendo 3 biglietti singoli. Un buon inizio.

Non vedemmo Brasile - Svezia al nuovo stadio delle Alpi. La partita finì 2:1 con doppietta di Careca e gol di Brolin. 
Brolin! ecco il nome che biascicava quel ragazzo paonazzo la sera prima, spacciandosi come suo parente.

Eccitati dalla facilità con la quale eravamo riusciti a vendere i primi biglietti ci riprovammo per Brasile - Costarica. Senza successo. I brasiliani non volevano spendere o comprare per strada da sconosciuti. Andammo quindi a vedere la partita, risolta con un goal di Muller. Luiz Antônio Correia da Costa detto Muller, in forza al Toro da circa due anni con alterne fortune. Sue e del nostro Toro.

Terza e ultima partita della fase a gironi il 20 giugno. Gli scozzesi svaccati alla Pellerina (io al tempo abitavo in corso Appio Claudio, così come Roberto e Fabrizio). Li vedevamo passare con le casse di birra sulle spalle a metà pomeriggio.

Mi sembra che in qualche modo riuscimmo a rivendere i nostri biglietti. Sicuramente non la vedemmo allo stadio. Finale 1:0 per i Brasile, gol di Muller. Non ricordo quanto ne ricavammo dalla vendita.

Notti magicheeee inseguendo un possibile acquirente.

Si conclude la fase a gironi e la Svezia finisce ultima. Io avevo comprato una bottiglia di barbera, sicuramente di qualità infima, con l'etichetta del girone C e il logo svedese. Considerando le mie finanze e lo spirito imprenditoriale credo di averla pagata 2 mila lire. Con la speranza di magari rivenderla a collezionisti nordici in caso di grande successo della loro nazionale. Non fu così, ora è su una mensola in tavernetta in campagna, nel Roero. Intonsa, impolverata. 

Tomas Brolin dopo il gol nella partita iniziale non segnò più nel Campionato "Italia 90" ma a fine estate fu acquistato dal Parma di Nevio Scala.

Non saprò mai quanto banfasse il tifoso svedese ubriaco riguardo la sua parentela con Svrohlin. 

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Pausa. Pausa in attesa degli ottavi. Pausa in attesa degli orali di maturità per me ma anche in parte per Roberto, mio coetaneo. Che un giorno mi chiamò per un breve riassunto da Leopardi a Carducci in massimo due ore.


24 giugno 1990. Festa patronale a Torino, san Giovanni, i fuochi d'artificio e gli ottavi. 
Brasile - Argentina. La tentazione era forte. Questa volta i Brasiliani avrebbero tirato fuori le lire. Era la loro speranza di proseguire il Campionato del Mondo.

E poi Maradona in campo. Ricordo di essere andato allo stadio, da solo. Probabilmente vendemmo due biglietti su tre. Tranne il mio.

Si avvinano gli orali. Mia madre è sempre più incazzata per il fatto che passiamo le serate in centro a Torino a fare casino. A festeggiare per le vittorie dell'Italia, con il bandierone, seduti fuori dalla portiera, sulla Fiat Tipo azzurra del neopatentato Fabrizio.

4 luglio 1990, una delle due semifinali. Germania - Inghilterra. Roba da finale in realtà.

I tedeschi avevano preso il posto degli scozzesi alla Pellerina, vicino ai campi da calcio. Odore di birra che si sentiva a distanza di 100 metri. Pance gonfie, canti da stadio. 


Proviamo a rivendere gli ultimi tre biglietti.
100 mila lire l'uno. Abbracci, lattine di birra che passano di mano in mano ma nessuno disposto a pagare.

4 luglio 1990 ore 20.00 il piazzale dello stadio era una marea bianca di casacche bianche, non riuscivi a capire da lontano chi fosse inglese chi fosse tedesco. Caldo torrido, umido, quello solito della pianura padana in estate. Ultimo tentativo. 100 euro per entrare.

La ruota gira bene. 3 biglietti 300 mila lire. Cash. Tre inglesi, che forse saranno poi finiti nel settore in curva con i tedeschi. Pazienza, ai tempi non c'erano i controlli, anche se in ogni caso il biglietto riportava già un codice legato all'acquisto del carnet e quindi a un nominativo di acquirente. 

4 luglio 1990 ore 21.30. Un bagarino ha ancora 3 biglietti di distinti. Invenduti, come quando ne hai troppi in mano.  Facciamo i duri, disinteressati. 3 biglietti 50 mila, tirati fuori dalla tasca, accartocciati, sudati. 50 mila presi ore prima al bancomat da un tifoso della terra d'Albione. Noi come le puttane dopo un servizio. Cash. 

50 mila e in tre entriamo in distinti per la semifinale che finirà 1:1 e 4:3 ai rigori per la Germania, che poi diventerà campione in finale contro l'Argentina.

Ancora oggi non riesco a quantificare quanto ricavammo dalla vendita di quasi tutti i biglietti al netto del costo di acquisto iniziale in BNL e finale per Germania Argentina dal bagarino.

Ricordo, anzi so solo, che con quei soldi tutti e tre, io Roby e Fabry andammo due settimane in Andalusia tra Malaga, Marbella Torremolinos, Fuengirola a fine luglio. Praticamente gratis con il ricavato. Tutto gratis, anche i divertimenti. La prima vacanza da soli, da adulti. Ma questa è un'altra storia, per certi aspetti anche da raccontare. Oggi come allora, come la raccontammo poi al rientro.

 

Le nostre notti magiche, inseguendo un possibile acquirente.

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